VADALA’: ” SERVE UNA CULTURA DELLE BONIFICHE”

Il Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, Commissario Straordinario per la bonifica delle discariche abusive, nel corso del suo intervento in occasione della presentazione del volume “Bonifica dei siti inquinati” – supplemento della rivista Geologia dell’Ambiente – (che potete scaricare alla fine dell’articolo e che contiene 42 contributi scientifici presentati da 140 autori tra i massimi esperti nazionali nel settore), ha dichiarato: “Serve una cultura delle bonifiche per cui dobbiamo capire che non e’ un lusso farle, è una questione culturale non solo economica. Se l’articolo 44 della Costituzione ci diceva che dovevamo bonificare i territori malsani per recuperarli a colture terriere, oggi questo e’ ancora più indicato perché dobbiamo bonificare da uno sviluppo di cui tutti abbiamo goduto e quindi bonificare per iniziare un altro pezzo di storia del nostro Paese. Sul risanamento delle discariche abusive, i fondi statali che usiamo – ha spiegato il Generale – un’ingente massa economica che viene utilizzata è bene specificare che non sono a fondo perduto perché si recupera principalmente in disinquinamento e si recuperano territori perché la terra non è infinita, ce la dobbiamo tenere stretta e nel nostro caso c’e’ anche un recupero di risorse che non vanno alla Ue con la sanzione ma rimangono al nostro Paese“. E non è vero ha detto Vadalà che i territori da recuperare siano tutti al sud, dal momento che ci sono molte criticità anche in Lombardia e Veneto e persino “…nelle zone rurali e montane  dove si pensava che le discariche non ci fossero e invece ci sono ferite su cui si deve lavorare“. Il Presidente della SIGEA (Società italiana di geologia ambientale), Antonello Fiore, presentando il volume ha spiegato: “Con questo volume si è cercato di descrivere un quadro esplicativo delle problematiche più attuali nel nostro Paese nel settore delle bonifiche dei siti inquinati quali l’applicazione delle tecnologie specialistiche di bonifica in situ (riduzione chimica, ossidazione chimica, impiego di nano-particelle, biotecnologie), le problematiche connesse alla presenza e bonifica dell’amianto, la determinazione dei valori di fondo naturali alla messa in sicurezza dei siti minerari. E’ evidente che solo partendo dalla conoscenza delle attività svolte nei siti e dalla definizione del contesto geologico, geochimico e idrogeologico e analizzando la presenza dei contaminanti nella matrice solida e liquida si può ottenere una definizione delle criticità esistenti. Solo attraverso una corretta mappatura si possono ricerca soluzioni innovative, e possibilmente a basso costo, per risanare e bonificare terreni e acque sotterranee al fine di non ritrovarsi tra qualche anno a dover nuovamente intervenire per risanare queste aree. Bisogna liberare le strade di campagna dai rifiuti per cancellare la sensazione di abbandono e trascuratezza, bisogna sensibilizzare i proprietari dei fondi a vigilare, bisogna incentivare la frequentazione del territorio extraurbano, bisogna vigilare, bisogna sanzionare con severità gli ” scarica rifiuti” (multe, sospensione delle licenze, dazio, ecc), bisogna pubblicizzare le sanzioni inflitte e – ha concluso il Presidente – il problema si deve affrontare a partire da un’attenta educazione all’ambiente a partire dai più piccoli. Noi da tempo proponiamo l’inserimento di lezioni di “Educazione alla prevenzione civica e ambientale” da attivare sin dalle scuole dell’infanzia in modo che i nostri piccoli figli possano crescere con una consapevolezza: l’ambiente con le sue componenti ospita la vita e ogni alterazione di queste componenti non può che avere effetti negativi sulla vita stessa“.

SUPPLEMENTO BONIFICA DEI SITI INQUINATI

DISCARICHE: L’ITALIA RISCHIA LA PROCEDURA D’INFRAZIONE

Si è svolta ieri presso la Commissione bicamerale sulle ecomafie l’audizione del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alle normative europee delle discariche abusive, il Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, il quale ha spiegato che in  22 mesi di attività – la sua nomina risale infatti a marzo 2017 – le discariche abusive in procedura di infrazione sono passate da 80 a 52, con altre 8 già bonificate al vaglio della Commissione europea: “Abbiamo inviato 19 informative all’autorità giudiziaria e fatto un protocollo con la Direzione nazionale antimafia, che su tre di queste sta svolgendo approfondimenti -, ha dichiarato Vadalà -. Dagli 80 siti assegnati, 28 sono fuoriusciti, a cui speriamo se ne aggiungano presto altri 8. Se tutto va bene, rimarranno 44 siti – ha aggiunto Vadalà  – e stiamo lavorando almeno su 20 siti al momento, di cui 10 da chiudere entro il 2 giugno 2019 e 10 entro il 2 dicembre 2019, con l’obiettivo di lasciare altri 24 siti al 2020 e 2021.” L’Italia quindi rischia una procedura di infrazione per quelle non ancora bonificate, in buona parte in Basilicata, oltre che per la discarica romana di Malagrotta, chiusa nel 2013. “Ogni anno – ha spiegato il Generale – incontriamo la Direzione Generale Ambiente della Commissione Ue   che controlla le nostre infrazioni, quando andiamo da loro, ci dicono che Malagrotta è o potrebbe essere a rischio infrazione, perché non si riesce a chiudere e il post mortem non si sta attuando”. La Direzione Generale Ambiente della Commissione europea -responsabile della politica dell’UE sull’ambiente –  propone e attua politiche che garantiscono un elevato livello di tutela ambientale e di salvaguardia della qualità della vita dei cittadini dell’UE. “Se Malagrotta non si riuscisse a chiudere la Commissione Ue ce ne chiederebbe conto, perchè non c’è sicurezza“ ha detto Vadalà.  Per quanto riguarda le altre secondo il Commissario si tratta soprattutto di discariche abusive nate tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando “le amministrazioni comunali, non sapendo come smaltire bene questi rifiuti, li gettavano dalla sommità delle colline negli alvei torrentizi, o li lasciavano in depositi temporanei”.

 

 

CON LA BONIFICA DI 28 DISCARICHE, L’ITALIA RISPARMIA 11 MILIONI DI MULTA

28 discariche bonificate e 11 milioni di euro di multa risparmiati: è quanto dichiarato dal generale Giuseppe Vadalà, Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, in occasione del convegno “Bonifica dei siti di discarica abusivi in procedura d’infrazione – analisi soluzioni e prospettive nazionali”. Ricordiamo che le funzioni del Commissario Straordinario sono quelle di assicurare la bonifica o la messa in sicurezza dei siti già sedi di discariche e che in Italia sono ben 80 quelle sotto procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, di cui appunto 28 quelle già bonificate. A seguito delle bonifiche effettuate, si è passati quindi a “soli” 21,200 milioni all’anno di multe  per le 52 discariche rimanenti (di cui una per rifiuti pericolosi) – contro i 32,400 totali inizialmente inflitti all’Italia dall’UE, con un risparmio annuo di 11,200 milioni sulla sanzione. Nei prossimi 24 mesi (2019-2020), ha aggiunto il generale Vadalà, si prevede di bonificare altri 40 siti apportando così un risparmio o abbattimento sulla sanzione annuale di 16 milioni di euro.

ALLARME DISCARICHE ABUSIVE: ANCORA TROPPE NON SANATE E IN MANO ALLA CRIMINALITA’

Dopo una prima condanna dell’Unione Europea all’Italia che risale addirittura al 2007 a causa della “reiterata e persistente” prassi di mancato rispetto degli obblighi derivanti dalle direttive europee e dopo la seconda del 2014 perché le discariche irregolari segnalate – comprese quelle già chiuse – non venivano disinquinate, rimangono ancora da sistemare 52 dei 200 siti denunciati all’epoca per irregolarità. Il Commissario straordinario, nominato dal precedente Governo per gestire questa emergenza, il Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà conta di riportare la situazione nei limiti della legalità entro il 2022: “Non dobbiamo bonificare solo le discariche – ha dichiarato Vadalà – ma anche le nuove gare d’appalto dalla presenza della criminalità organizzata.” E che la mafia, la camorra e la ndrangheta siano interessate al traffico illecito dei rifiuti lo dimostra il fatto cheLegambiente dal 2002 al 2014 ha contato 19 inchieste giudiziarie con 150 ordinanze di custodia cautelare emesse, 550 persone denunciate e 105 aziende coinvolte.

Per approfondire l’argomento vi suggeriamo di leggere l’articolo uscito su La Stampa del 14 giugno.