BANCA EUROPEA: DAL 2021 STOP AI FINANZIAMENTI PER LE FONTI FOSSILI

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la più grande banca di sviluppo al mondo, dalla fine del 2021 smetterà di finanziare nuovi progetti basati su fonti fossili. La novità è stata salutata favorevolmente dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Accogliamo con soddisfazione l’approvazione da parte della Bei della nuova politica dell’Energia – ha detto il ministro italiano – che testimonia l’ambizione dell’Europa nel perseguire la lotta ai cambiamenti climatici, accelerando la fuoriuscita dalle fonti fossili nella produzione di energia. L’Italia – ha proseguito il ministro – ha votato a favore della nuova strategia, consapevole della assoluta necessità di una azione forte e risoluta a favore dell’ambiente”. La decisione della BEI, in Commissione europea, è stata sostenuta da 19 Paesi, incluse Germania e  Francia, mentre ha avuto il voto contrario di Polonia, Romania e Ungheria che chiedevano maggiore flessibilità per i progetti relativi al gas naturale. La Commissione europea “sostiene la nuova politica di prestiti energetici della Banca europea per gli investimenti (Bei), che aiuterà la Banca a raggiungere il pieno allineamento con l’accordo di Parigi. La Commissione Ue sostiene un aumento del finanziamento dell’energia a basse emissioni di carbonio che porterà anche ad una graduale eliminazione del sostegno ai progetti di combustibili fossili, compreso il gas naturale“. Dal 2013, la BEI ha finanziato progetti legati a combustibili fossili per 13,4 miliardi di euro, di cui circa 8 miliardi e 1,68 miliardi sono stati erogati, rispettivamente, per infrastrutture e produzione di gas naturale, mentre negli ultimi 5 anni, la banca europea ha stanziato più di 65 miliardi per fonti rinnovabili, efficienza energetica e distribuzione. Entro il 2025, porterà al 50% la quota di finanziamenti dedicata alla salvaguardia dell’ambiente. Occorre comunque precisare che verranno esclusi dallo “stop ai finanziamenti” i progetti già autorizzati dalla Commissione UE ossia i Progetti di interesse comune (Pic) da poco varati da Bruxelles. “Tanto di cappello per la Bei – è la reazione dell’ufficio di Bruxelles del Wwf – che ha stabilito un punto fermo importantissimo su scala globale“.  “Quando il più grande finanziatore pubblico del mondo decide di abbandonare in gran parte i combustibili fossili, i mercati finanziari di tutto il mondo prendono nota“, aggiungono dalla rete di organizzazioni di base 350.org. Di “significativa vittoria per il movimento per il clima” parla Friends of the Earth, “anche se il 2021 è troppo tardi“. Più critiche altre organizzazioni. Secondo Greenpeace Europa “la Bei continuerà a finanziare gasdotti fino al 2021 e la modernizzazione delle infrastrutture esistenti oltre il 2021, minacciando gli impegni climatici dell’Ue

BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI: DAL 2021 STOP AI PRESTITI PER LE FONTI FOSSILI

Secondo il quotidiano inglese Guardian a partire dal 2021 la BEI (Banca europea per gli investimenti) non concederà finanziamenti a progetti energetici nel settore dei combustibili fossili. La Bei vuole invece concentrare i suoi investimenti di lungo periodo su progetti in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi che prevede di limitare a 1,5 gradi l’aumento di temperatura rispetto ai livelli del 1990.  “Questa transizione a lungo termine verso fonti di energia più ecologiche è profonda. Occorre solidarietà per assicurare che i gruppi o le regioni potenzialmente vulnerabili ricevano il supporto di cui hanno bisogno“ si legge nel documento in possesso del giornale britannico. La BEI è l’istituzione finanziaria dell’Unione europea creata nel 1957 per finanziare gli investimenti atti a sostenere gli obiettivi politici dell’Unione. Le risorse della Banca sono costituite, in primo luogo, dal capitale sottoscritto dagli Stati membri che, attraverso i rispettivi Ministri delle Finanze, ne controllano il Consiglio. La Banca europea ha comunicato che già attualmente meno del 5 per cento dei suoi prestiti vada a favore di progetti fossili. Facile per prevedere che la proposta non verrà accolta favorevolmente da quegli Stati dell’Unione europea ancora fortemente dipendenti dal carbone.