COP 25: ANCHE PER L’ITALIA DANNI INGENTI CAUSATI DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI

I cambiamenti climatici hanno causato danni ingenti anche in Italia: è quanto emerge dal rapporto di Germanwatch, diffuso a Madrid in occasione della Cop25, infatti negli ultimi due decenni – e precisamente dal 1999 al 2018 – l’Italia ha registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, dato che la pone al sesto posto della classifica mondiale. Nel solo 2018 gli eventi estremi hanno causato in Italia 51 decessi. Nello stesso ventennio, i cambiamenti climatici hanno causato perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari, diciottesima al mondo per numero di perdite economiche pro capite. Il rapporto di Germanwatch pone l’accento sul fatto che le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, stanno colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni dei Paesi più ricchi del mondo. Nel 2018 il Paese più colpito dagli eventi estremi è infatti il Giappone, che l’anno scorso ha dovuto fare i conti con piogge eccezionali, ondate di calore e tifoni. Seguono Filippine, Germania, Madagascar, India, Sri Lanka, Kenya, Ruanda e Canada. L’Italia, nella classifica annuale, è invece ottava per perdite economiche pro-capite, e ventottesima per morti. Germanwatch ottiene i suoi dati per calcolare annualmente il Global Climate Risk Index dal database NatCatSERVICE del colosso delle compagnie di assicurazioni Munich Re e dai dati socio-economici del Fondo monetario internazionale (FMI) ed è dal 2006 Germanwatch presenta il Global Climate Risk Index alle Conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Presentando il rapporto, da cui arriva la conferma che i cambiamenti climatici hanno impatti davvero disastrosi soprattutto per i Paesi poveri, Laura Schaefer di Germanwatch ha dichiarato: “Il vertice sul clima deve affrontare la mancanza di ulteriori finanziamenti per il clima per aiutare le persone e i Paesi più poveri ad affrontare perdite e danni. Sono colpiti più duramente dagli impatti dei cambiamenti climatici perché mancano della capacità finanziaria e tecnica per affrontare le perdite e danni. La conferenza sul clima deve pertanto sfociare in una decisione per determinare periodicamente le esigenze di sostegno dei Paesi vulnerabili per i danni futuri.

COP25: SI RISCHIA L’ENNESIMO “NULLA DI FATTO”

Sono in arrivo tutti i capi di Stato, ma nonostante appelli, in particolare quello del Pontefice e quello del Segretario Generale dell’ONU Guterres e nonostante le numerose dichiarazioni di intenti, la Conferenza sul clima che si sta svolgendo in questi giorni a Madrid (e che si concluderà venerdì prossimo), rischia di trasformarsi nell’ennesimo, e purtroppo prevedibile, nulla di fatto. Ed è ancora una volta la piccola Greta Thunberg che, con grande franchezza, denuncia lo stallo in cui versano le trattative tra i “grandi della terra”: “In quest’ultimo anno abbiamo sensibilizzato l’opinione pubblica – ha dichiarato la Thunberg al suo arrivo a Madrid – ma francamente le emissioni di CO2 non si stanno riducendo, in realtà stanno aumentando. Nel 2019, aumenteranno dello 0,6%, quindi naturalmente, non c’è vittoria, perché l’unica cosa che vogliamo vedere è l’azione reale e quella non sta accadendo: quindi, per quanto abbiamo ottenuto molto, se si guarda la prospettiva da un certo punto di vista non abbiamo ottenuto nulla“. La responsabile Clima ed energia del Wwf Italia, Maria Grazia Midulla, contattata telefonicamente dall’ANSA è fiduciosa sulla possibilità che da COP25 escano impegni concreti: “Sul piatto ci sono molte questioni tecniche e spero che verrà dato un segnale politico che da adesso arrivi fino alla prossima Cop (che si svolgerà a Glasgow, nel Regno Unito, dal 9 al 19 novembre 2020). Ora inizia una fase in cui i Paesi dovranno rivedere i loro impegni nazionali per l’obiettivo comune di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Mai come quest’anno – spiega la Midulla – grande protagonista è la scienza. I rapporti dell’Ipcc soprattutto quelli special, soprattutto quello su 1,5 gradi, fa capire quanto la situazione è pericolosa e quanto sia necessaria un’azione fortissima e una crescita esponenziale dell’azione per ridurre ed azzerare le emissioni nel più breve tempo possibile“. In attesa delle conclusioni, oggi arriva a Madrid il nostro ministro dell’Ambiente Sergio Costa con un ambizioso obiettivo: “Vogliamo convincere gli Usa a ripensarci sull’accordo di Parigi”.

PARLAMENTO UE DICHIARA L’EMERGENZA CLIMATICA

La scorsa settimana il Parlamento UE, con una risoluzione non legislativa, ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo in vista della Cop25, la conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, che si apre oggi a Madrid. In una risoluzione separata il Parlamento europeo ha poi ribadito anche l’urgenza di adottare una strategia per raggiungere la neutralità carbonica, ossia una situazione di equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio, al più tardi entro il 2050. La risoluzione approvata dal Parlamento in sessione plenaria è stata presentata dal gruppo socialdemocratico, da quello dei liberali e dalla sinistra e chiede maggiori tagli alle emissioni di Co2 con l’aumento dal 40% al 55% degli obiettivi già al 2030. La risoluzione arriva in un momento particolarmente delicato e cioè a poche settimane dall’ufficializzazione dell’uscita degli USA dagli Accordi di Parigi e Ursula von der Leyen, il nuovo presidente della Commissione europea, il giorno del voto del Parlamento sulla Commissione nel suo discorso aveva dichiarato: “La protezione del nostro clima è una questione esistenziale per l’Europa e per tutto il mondo e non potrebbe essere altrimenti. Vediamo Venezia sott’acqua, le foreste in Portogallo colpite da incendi, la siccità in Lituania; è successo anche in passato, ma non possiamo perdere neanche un secondo, dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico“. Adesso non ci resta che attendere cosa emergerà dalla Cop25, sperando che non siano solo discorsi aleatori.

 

 

COMMISSARIO UE CANETE: EMISSIONI ZERO ENTRO IL 2050

Il commissario uscente all’energia e al clima dell’UE, Miguel Arias Canete, presentando la Comunicazione della Commissione sul clima ha dichiarato che l’annuncio da parte della neo presidente Ursula von der Leyen di un fondo europeo per la transizione climatica, al fine di aiutare gli Stati la cui economia dipende ancora in larga parte dall’energia da carbone, “dà le rassicurazioni necessarie ai Paesi” scettici sull’obiettivo Ue emissioni zero entro il 2050“. Nel corso della presentazione, Canete ha spiegato che l’Unione europea intende arrivare preparata al vertice sull’azione per il clima voluto dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterrez, a New York il 23 settembre: “Siamo un leader globale per il clima e la nostra azione per il clima è un esempio eccezionale di risultati“. L’Europa – secondo il commissario – è leader anche in termini di sostegni alle politiche per il clima che distribuisce nel mondo (il 40% dei fondi globali sono Ue). “Abbiamo fatto un bel lavoro in questi cinque anni”, ha concluso Cañete. Anche l’Italia si prepara al vertice Onu: il Ministro Sergio Costa ha infatti annunciato che vuole presentare un decreto legge sull’emergenza climatica al Consiglio dei ministri del 19 settembre. Il provvedimento – come hanno riferito all’Agenzia ANSA fonti del ministero – vuole essere il contributo che l’Italia porterà al Climate Action Summit 2019. Dopo il Consiglio dei ministri, Costa partirà per New York con il premier Conte per partecipare al summit

27 SETTEMBRE: SCIOPERO GLOBALE DEL CLIMA

Venerdì 27 settembre tornano in piazza gli attivisti e le attiviste del movimento Fridays For Future per un altro grande sciopero per il clima. Sono tre le richieste – contenute nella Dichiarazione di Losanna – che i giovani del movimento avanzano ai politici, ai governi e alle istituzioni. Nel testo, redatto a conclusione del vertice del movimento Fridays For Future (Fff) che si è svolto a Losanna dal 5 al 9 agosto e che ha visto la partecipazione di oltre 400 giovani attivisti (tra cui la stessa Greta Thunberg), provenienti da 38 paesi, si chiede di:

  • mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale (come prevede l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi sul clima);
  • garantire la giustizia climatica, nel rispetto dell’equità;
  • seguire la scienza più autorevole e unita attualmente disponibile.

Oltre a queste richieste dai ragazzi parte l’invito ad attivarsi immediatamente per affrontare l’emergenza climatica, come indica l’hashtag #ActNow. Sulla pagina facebook di Fridays for Future Italia si legge: “a fianco degli incendi in #Amazzonia, ci sono molti altri problemi da affrontare. La fusione del permafrost in #Siberia, gli incendi in Gran Canaria e nell’Africa subsahariana, l’arretramento dei ghiacciai montani, la scomparsa delle calotte polari. Ecco perché scenderemo in piazza il #27settembre, per lo Sciopero Mondiale in difesa del nostro Futuro! Sarà una giornata memorabile: riempiremo tutte le piazze italiane, da Nord a Sud, nelle grandi città come nei piccoli paesi! Il tempo sta scadendo, ma possiamo ancora farcela! Il destino è ancora nelle nostre mani!” 

GRETA THUNBERG AI PARLAMENTARI FRANCESI: “ALLARMISTA? ECCO COSA DICE LA SCIENZA”

Greta Thunberg, ricevuta martedì scorso dall’Assemblea Nazionale di Parigi, continua a dividere e a far discutere e stavolta ad attaccarla è stata una parte del Parlamento francese: un deputato l’ha accusata di volere “una dittatura dell’emozione facendo credere che siamo alla fine del mondo”, un altro le ha detto: “Se vuoi cambiare il mondo, Greta, vai a scuola”, altri ancora l’hanno definita “Guru apocalittica” e “Nobel della paura”. La ragazzina non si è scomposta più di tanto e ha replicato: “Siamo diventati i cattivi a cui spetta dire cose non facili, perché nessuno osa o vuole farlo. Per questo riceviamo una marea di odio e minacce. Deputati e giornalisti ci prendono in giro, mentendo sul nostro conto. Dite che noi ragazzi esageriamo. Che siamo degli allarmisti. Non volete ascoltarci? Pazienza. Ma ascoltate gli scienziati. Per rispondere consiglio di leggere l’ultimo rapporto dell’Ipcc: contiene tutto ciò che affermiamo”. Il Rapporto Sr15 – che risale all’ottobre 2018 e che uno studio realizzato da un gruppo di lavoro formato da 91 esperti provenienti da 40 Paesi – era stato commissionato all’Ipcc durante la Cop 21 di Parigi del 2015 e le conclusioni erano state a dir poco allarmanti, in pratica: “Agire ora, o sarà la catastrofe climatica”. Ed è proprio partendo dai risultati emersi dal Rapporto dell’Ipcc che la Thunberg ha affermato: “Se entro il 2030 non facciamo nulla, saremo probabilmente in una posizione in cui avremo passato un punto di non ritorno e non saremo più in grado di fare retromarcia sui cambiamenti climatici.”

REPORT IPCC

GOVERNATORE BANKITALIA: I CAMBIAMENTI CLIMATICI METTONO A RISCHIO L’ECONOMIA

Ora non è più solo la piccola Greta, non sono più solo i ragazzi di Friday For Future o le varie associazioni ambientaliste a lanciare l’allarme sui rischi che possono provocare i cambiamenti climatici, ma è addirittura Ignazio Visco, il Governatore di Bankitalia, che durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile ha avvisato che i cambiamenti climatici “pongono nuovi rischi per l’economia reale e per la stabilità del settore finanziario“. Tra i Paesi più esposti a questi rischi c’è l’Italia. Avverte infatti Visco che “Il progressivo aumento delle temperature potrebbe influire in modo permanente sulle capacità produttive del nostro paese. Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’economia reale possono propagarsi al settore finanziario attraverso diversi canali. Nel nostro paese – ha spiegato il Governatore – oltre il 20% dei prestiti al settore produttivo viene erogato a residenti di aree ad elevato rischio alluvionale; il flusso di credito, inoltre, risulta correlato negativamente con l’esposizione al rischio, specialmente quando i debitori sono costituiti da piccole e medie imprese“. Sempre nel corso del suo intervento Ignazio Visco ha aggiunto: “La transizione verso un’economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio è necessaria se vogliamo limitare i rischi che i cambiamenti climatici pongono per il benessere dei cittadini” ed è per questo motivo che Visco annuncia una svolta green negli investimenti di Bankitalia : “La nuova metodologia comporta un significativo miglioramento dell’impatto ambientale dei nostri investimenti finanziari: le aziende incluse nel nuovo portafoglio si caratterizzano per un più basso grado di emissioni di gas serra (-23%) e minori consumi di energia e di acqua (del 30 e del 17%, rispettivamente)“, Per il momento tale strategia è applicata agli investimenti azionari, ha precisato ricordando che “è in corso di valutazione la possibilità di estenderla ad altre classi di attività, quali le obbligazioni societarie

CAMBIAMENTI CLIMATICI: LA MINACCIA CHE TUTTO IL MONDO TEME

Una breve, ma a nostro parere interessante notizia riportata dall’Ansa: secondo quanto emerso da una ricerca condotta dalla Pew Research Center in 26 nazioni, il climate change è la minaccia avvertita dal maggior numero di persone in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Corea del Sud, Germania, Grecia, Kenia, Messico, Regno Unito, Spagna, Svezia e Ungheria. In Italia il surriscaldamento terrestre preoccupa il 71% dei cittadini, mentre il timore più forte è nei confronti dell’Isis, indicato dall’80% del campione. Il terzo fattore di rischio più temuto dagli italiani è il programma nucleare della Corea del Nord (56%). Un italiano su due (50%) vede poi come una minaccia le condizioni dell’economia globale, il 45% gli attacchi informatici sferrati da altre nazioni. Il 33% teme il potere e l’influenza della Cina, il 22% dell’America e il 20% della Russia.

CAMBIAMENTI CLIMATICI: NEL 2018 HANNO PROVOCATO DANNI PER 75 MILIARDI DI EURO

Ben 75 miliardi di euro di danni provocati dai primi 10 disastri climatici del 2018. Il calcolo arriva dall’ente britannico Christian Aid: . i disastri più costosi identificati dal rapporto sono stati gli uragani Florence e Michael, che hanno colpito gli Stati Uniti e parti dell’America centrale e dei Caraibi, causando danni stimati in 17 miliardi di dollari per Florence e in 15 miliardi di dollari per Michael. Gli altri grandi disastri presenti nel rapporto sono: la siccità in Europa costata 7,5 miliardi di dollari; la siccità in Argentina, costata 6 miliardi di dollari; le inondazioni in India che hanno ucciso circa 500 persone e ne hanno costretto oltre un milione ad abbandonare le proprie case; le inondazioni in Giappone che hanno ucciso almeno 230 persone – costando 7 miliardi di dollari – a cui hanno fatto seguito un caldo record e il tifone Jebi (la più potente tempesta che abbia colpito il Paese negli ultimi 25 anni); il tifone Mangkhut nelle Filippine e in Cina, che ha ucciso 133 persone e distrutto 10.000 case; la siccità a Città del Capo, in Sudafrica e i violenti incendi in California, tra i quali il Camp Fire di novembre, che è stato il più distruttivo di sempre e che ha ucciso almeno 85 persone. Anche il nostro Paese non è stato esente da danni a persone e cose: secondo Legambiente in Italia ci sono state 32 le vittime e 148 eventi estremi, in particolare: 66 allagamenti da piogge intense; 41 forti trombe d’aria e 20 esondazioni fluviali. “L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –. Purtroppo dalla COP24 appena conclusa a Katowice non è uscita quella chiara e forte risposta all’urgenza della crisi climatica che ci si aspettava dai Governi dopo il grido di allarme lanciato con l’ultimo rapporto del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). La nostra ricerca rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio.  Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi – conclude Zanchini – perché disponiamo di competenze tecnologie per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone.”