Meglio tardi che mai. Finalmente sembra che anche le multinazionali abbiano recepito l’importanza di ridurre l’uso della plastica e stiano iniziando ad ascoltare il grido d’allarme che tante associazioni ambientaliste hanno lanciato per la salvaguardia dei nostri mari, fortemente minacciati dalla quantità di plastica presente nei fondali.
Purtroppo però molto c’è ancora molto da fare anche da un punto di vista educativo: da un articolo apparso su IL FATTO QUOTIDIANO emerge infatti che “Secondo l’ultima indagine Beach litter condotta nel 2017, la plastica si conferma il materiale più trovato (84% degli oggetti) sulle 62 spiagge monitorate, seguita da vetro e ceramica (4,4%), metallo (4%), carta e cartone(3%). Il 64% dei rifiuti che finiscono sugli arenili proviene da oggetti che hanno vita breve: il 30% è costituito da imballaggi e il 34%, un rifiuto su tre, da prodotti usa e getta come piatti e bicchieri di plastica”.