Un programma di governo, se pur in bozza, molto ambizioso.
Già l’attuazione di pochi dei 26 punti contenuti farebbe di questo Governo, se nascerà, uno dei più importanti della recente storia della seconda Repubblica.
Per chi come me, che della difesa dell’ambiente e della produzione di energia rinnovabile ne ha fatto una professione da quasi trent’anni, il cosiddetto Green New Deal riportato al quinto punto non è che l’ennesima enunciazione di principio forse questa volta un po’ più consapevole.
Cosa ci può rendere ottimisti? Per prima cosa, dopo anni di alti e bassi dell’attenzione pubblica e politica alle tematiche “verdi”, finalmente si assiste oggi ad una ripresa della coscienza ambientalista dell’elettorato che, gioco forza, condizionerà i programmi politici dei partiti. La consapevolezza che i problemi ambientali sono anche problemi economici e di sicurezza (non ultimo per via dei processi migratori legati alla desertificazione dell’Africa) dovrà obbligatoriamente spingere l’Italia, l’Europa e il Mondo intero verso nuovi investimenti in tecnologie e infrastrutture sostenibili e nella ricerca scientifica. L’Italia, per la dimostrata capacità tecnologica e imprenditoriale, potrà essere apripista in Europa chiedendo, attraverso il nostro Governo, di eliminare dai vincoli di bilancio tutti gli investimenti tendenti all’abbattimento delle emissioni, alla riduzione del rischio idrogeologico, alla tutela del suolo, dell’acqua e delle biodiversità, alla cura dei boschi e alla conversione a verde di aree a rischio desertificazione.
Un altro fronte su cui operare è quello della semplificazione e della stabilità normativa di settore che, ben inteso, non deve significare deregulation. Chiedere decine di pareri ad Enti disparati per realizzare o modificare un impianto fotovoltaico, eolico o biomasse, riempie la strada degli imprenditori di ostacoli e tranelli spesso incomprensibili o pretestuosi, creando i presupposti dell’illegalità. Linee guida semplici e chiare, quindi, ma senza sotterfugi, condoni e interpretazioni ad personam.
Infine i rifiuti. In questo caso la parola d’ordine dovrebbe essere la consapevolezza. Raccolta differenziata, impianti di recupero, inceneritori, discariche sono tutti elementi di una filiera da conoscere e non demonizzare. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi o, soprattutto, complicati. Siamo tutti partecipi di questo sistema, prima di tutto con i nostri comportamenti quotidiani, e non possiamo chiudere gli occhi per non vedere come stiamo avvelenando il nostro mondo. Esistono tecnologie e procedure per gestire al meglio il ciclo dei rifiuti nella piena compatibilità ambientale, non sarà gratis ma è un investimento per il futuro nostro e dei nostri figli e nipoti. (Mario Gugliotta)