Gli oceani potrebbero subire gravissimi danni dalle estrazioni minerarie in alto mare: è quanto emerge dal Report “In acque profonde” realizzato da Greenpeace international. “È un momento molto difficile per gli oceani del Pianeta minacciati come mai successo prima: pesca eccessiva, cambiamenti climatici, inquinamento (in particolar modo da plastica), trivellazioni – si legge sul sito della sezione italiana dell’associazione ambientalista – eppure, invece di iniziare a tutelare questo patrimonio naturale e porre un limite alle attività antropiche più distruttive, un settore industriale emergente potrebbe aumentare ancora di più la pressione sulla vita marina: si tratta delle estrazioni minerarie in alto mare. Ad alcuni governi ed aziende sono state infatti concesse licenze di esplorazione per l’estrazione mineraria in ambienti sottomarini ecologicamente sensibili“. Greenpeace quindi ha chiesto alle Nazioni Unite a stipulare Trattato globale sugli Oceani, che sia in grado di tutelare veramente questi ecosistemi: “È essenziale che i governi si accordino su un trattato ONU abbastanza forte da aprire la strada alla creazione di un network di santuari oceanici inaccessibili ad ogni forma di sfruttamento industriale, inclusa l’estrazione mineraria in alto mare” ha dichiarato Louisa Casson, responsabile della campagna Protect the Oceans di Greenpeace.