Duro monito del Governatore della Banca di Italia, Ignazio Visco, in occasione dell’apertura dell’Anno accademico dell’Università di Cagliari: “La crisi ambientale potrebbe ridurre il reddito pro capite mondiale di quasi un quarto entro il 2100 rispetto al livello che si potrebbe altrimenti raggiungere, con riduzioni forti soprattutto nel Sud del mondo e più lievi (in qualche caso aumenti) nel resto del pianeta. In assenza di incentivi più adeguati per gli investimenti verdi, di una regolamentazione più stringente o di una tassazione più accentuata delle fonti di energia maggiormente inquinanti – ha detto il Governatore di Bankitalia – la crescita delle emissioni di gas serra porterebbe infatti a un incremento della temperatura del pianeta che, secondo i principali modelli climatici, raggiungerebbe i 3-5 gradi entro la fine di questo secolo. Nel 2018 l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo 1961-1990 è stato di 0,98° a livello globale e di 1,71° in Italia. Anche se forti variazioni della temperatura sono già avvenute in passato, per la prima volta oggi accadono per effetto dell’azione dell’uomo. La velocità del cambiamento previsto e la sua apparente inesorabilità sono tali da richiedere una risposta in tempi assai rapidi“. Secondo Visco “tra il 2020 e il 2030 il flusso di nuovi migranti potrebbe raggiungere la cifra record di circa 230 milioni di persone, quasi quanto la loro attuale consistenza; in Europa, tuttavia, gli arrivi previsti non basterebbero più a impedire la sensibile diminuzione del numero di persone in età attiva. Infatti nei prossimi 25 anni – ha aggiunto Visco – il numero di persone di età compresa tra 20 e 64 anni scenderà di quasi 30 milioni in Europa, 6 dei quali in Italia. L’invecchiamento della popolazione determina una crescita delle spese per le pensioni e per l’assistenza sanitaria che, a parità di altre condizioni, causa un aumento del disavanzo e del debito. In Italia, grazie alle riforme della previdenza pubblica attuate negli ultimi tre decenni, questo fattore non ha più un grande peso. Per contrastare il progressivo calo della popolazione in età attiva che peggiora le prospettive di crescita del Pil, servono interventi volti ad accrescere la produttività e la partecipazione al lavoro (bassa oggi per le donne, per i giovani e nel Mezzogiorno)“. A conclusione del suo intervento il Governatore ha spiegato che: “Le difficoltà della nostra economia, sono state dovute a quattro principali fattori: la specializzazione nei settori tradizionali, proprio quelli in cui le pressioni competitive sono state più intense; la struttura dell’industria, caratterizzata dal peso elevato delle piccole imprese, con meno risorse per effettuare i necessari investimenti in ricerca e sviluppo; gli assetti proprietari e gestionali, con azionisti e manager che troppo spesso sono membri della stessa famiglia; l’eccessiva concentrazione del debito delle società non finanziarie nel sistema bancario. Dall’inizio del nuovo secolo – ha concluso – queste condizioni non sono mutate“