“L’effetto domino innescato dal bando all’importazione di rifiuti in plastica introdotto dalla Cina nel 2018 ha fatto emergere le numerose falle e criticità del sistema di riciclo della plastica su scala globale. Nonostante nel 2018 le esportazioni mondiali siano nettamente calate fino a raggiungere la metà dei volumi registrati nel 2016, nuovi Paesi, principalmente del Sud-est asiatico e non dotati di regolamentazioni ambientali rigorose, sono diventati le principali destinazioni dei rifiuti occidentali. Inclusi quelli provenienti dall’Italia, che risulta tra i principali esportatori mondiali.” E’ quanto emerge dal Rapporto di Greenpeace: LE ROTTE GLOBALI, E ITALIANE, DEI RIFIUTI DI PLASTICA. “Senza interventi urgenti che riducano la produzione – si legge nel Report (che pubblichiamo in fondo all’articolo) – rischiamo di essere sommersi dalla plastica….l’Italia è all’undicesimo posto tra i principali esportatori di rifiuti plastici al mondo: solo nel 2018, abbiamo spedito all’estero poco meno di 200 mila tonnellate di scarti di plastica. Per avere un’idea chiara del nostro export, si tratta di un quantitativo pari a 445 Boeing 747 a pieno carico, passeggeri compresi. Per la precisione, 197 mila tonnellate di plastica hanno varcato i confini italiani lo scorso anno, per un giro d’affari di 58,9 milioni di euro.” Secondo Claudia Salvestrini, direttrice di Polieco, il consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene, che vigila sul corretto riciclo dei rifiuti di plastica: “Il diktat cinese ha messo in evidenza un aspetto importante della situazione Italiana, ovvero che l’Italia è carente di impianti di recupero e riciclo“; in Italia, infatti esistono numerosi impianti di piccole dimensioni (che trattano tra le 3 mila e le 5 mila tonnellate/annue), e non più di cinque impianti da 50 mila tonnellate, mentre per risolvere almeno parzialmente il problema dei rifiuti di plastica italiani, sempre secondo la Salvestrini, occorrerebbe migliorare gli impianti di riciclo finali esistenti e aprirne di nuovi. “Con una produzione di plastica in vertiginosa crescita su scala globale, che raddoppierà le quantità del 2015 entro il 2025 per quadruplicarle entro il 2050, il nostro Pianeta rischia di essere sommerso da rifiuti in plastica” commenta Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento per Greenpeace Italia. “Si stima che ogni anno tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscano nei mari, al ritmo di un camion al minuto per ogni giorno dell’anno – continua Ungherese – Numeri che, complice l’inefficacia del riciclo – come confermano i dati dell’ultimo rapporto di Greenpeace – sono destinati a peggiorare. Sono necessari interventi urgenti che riducano subito la produzione, soprattutto per quella frazione di plastica spesso inutile e superflua rappresentata dall’usa e getta che oggi costituisce il 40 per cento della produzione globale di plastica”
