Può sembrare una contraddizione che la Giornata mondiale dell’Ambiente appena trascorsa (si è festeggiata ieri), sia stata dedicata all’inquinamento, ma i dati sono talmente preoccupanti che non poteva essere altrimenti. Ed infatti è stato lanciato un nuovo allarme, l’ennesimo, dagli scienziati di 27 accademie degli Stati Ue più Norvegia e Svizzera che, forti di numerosi studi, confermano i rischi di un aumento di malattie e di morti premature a causa degli effetti del riscaldamento globale e dell’inquinamento dell’aria. Circa 7 milioni di persone nel mondo muoiono prematuramente ogni anno per lo smog (4 milioni nell’area Asia Pacifico mentre in Europa sono 350mila su un totale di 500.000 riconducibili alle attività umane; in Italia sono 80.000, come abbiamo scritto nell’articolo pubblicati ieri). Tra le principali cause dell’inquinamento atmosferico dell’ambiente esterno (outdoor) sono stati individuati i trasporti, le attività agricole, il consumo energetico degli edifici, l’industria, la produzione di energia elettrica. L’agricoltura ha un ruolo fondamentale rispetto all’inquinamento atmosferico: le stime confermano che una riduzione del 50% delle emissioni in agricoltura potrebbero evitare oltre 200 mila morti all’anno. Come più volte sottolineato, con le emissioni di gas serra attuali è previsto per la fine del secolo un aumento della temperatura media globale di oltre 3 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Ansa, secondo gli studiosi questo espone la popolazione mondiale a cambiamenti climatici senza precedenti (temperature elevate, inondazioni e siccità, inquinamento) con aumento di malattie e di mortalità prematura. Si rischia anche l’indebolimento della sicurezza alimentare e nutrizionale, aumento dell’incidenza e modifica della distribuzione di alcune malattie infettive (tra cui quelle trasmesse da zanzare, alimentari e trasmesse dall’acqua); un rischio crescente di migrazione forzata.
La situazione italiana relativa all’inquinamento viene descritta dettagliatamente nel report Mal’aria, prodotto da Legambiente, ed è decisamente inquietante: nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono e in 24 di questi il limite è stato superato per entrambi i parametri. Città quindi soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate (tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole): un quadro preoccupante che per Legambiente indica l’urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili.