G20 DI OSAKA: POCO O NULLA SULL’AMBIENTE

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Si è concluso sabato scorso il G20 di Osaka in Giappone e – nonostante ci fosse grossa attesa per alcuni temi, tra cui l’ambiente e le misure per ridurre il consumo e i danni causati dalla plastica tanto che sul sito ufficiale c’era scritto:  “Ribadiamo che le misure per affrontare i rifiuti marini, in particolare i rifiuti di plastica marina e le microplastiche, devono essere presi a livello nazionale e internazionale da tutti i paesi in collaborazione con le parti interessate. Siamo determinati a prendere rapidamente adeguate azioni nazionali per la prevenzione e la loro importanza riduzione degli scarichi di rifiuti in plastica e microplastiche negli oceani” – ci sono stati invece ben pochi riferimenti agli Accordi di Parigi e solo una dichiarazione di massima, nel documento finale, che ne ribadisce l‘irreversibilità e l’impegno per il raggiungimento integrale degli obiettivi fissati nel 2015 e nel quale i partecipanti si sono impegnati a favore della “piena attuazione” delle loro misure nazionali contro il cambiamento climatico. Tutti ad eccezione degli Stati Uniti che hanno ribadito la decisione di ritirarsi dagli Accordi di Parigi “perché rappresentano uno svantaggio per i lavoratori e i contribuenti americani”. Per quanto riguarda il problema dell’inquinamento della plastica in mare nel corso del vertice è stata annunciata l’adozione dell’iniziativa Osaka Blue Ocean Vision, il progetto globale in cui tutti i Paesi promettono di impegnarsi a ridurre a zero l’inquinamento degli oceani entro il 2050, senza però indicare metodi e strumenti con cui raggiungere l’ambizioso obiettivo.  L’accordo, inoltre, non è vincolante e potrà essere messo in atto a seconda delle disponibilità e dell’impegno scelto di ciascuna nazione. Ed infatti pur accogliendo favorevolmente l’iniziativa, il WWF esprime molto scetticismo: “E’ la giusta direzione, ma sono ancora troppo concentrati sul management dei rifiutiLa cosa più importante è ridurre la produzione eccessiva di plastica a livello mondiale”. è stato il laconico commento dei vertici dell’associazione ambientalista