L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 in occasione del vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro e riconosciuta nel 2009 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: un momento di riflessione sul ruolo fondamentale che gli oceani hanno per la salute della Terra. Ad esempio le piante marine rilasciano la metà di tutto l’ossigeno dell’atmosfera attraverso la fotosintesi; gli oceani rappresentano il 96% di tutta l’acqua sulla superficie terrestre; l’oceano assorbe circa il 25% delle emissioni di CO2 che le attività umane emettono in atmosfera ogni anno, riducendo notevolmente l’impatto di questo gas ad effetto serra sul clima; oltre 3 miliardi di individui dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento e a livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato di 3.000 miliardi di dollari l’anno, circa il 5% del PIL mondiale (Fonte Regionieambiente). L’11 e 12 giugno a Villa Celimontana a Roma verranno inoltre presentati i dati del ‘MedSeaLitter’. Il progetto MEDSEALITTER, istituito dall’ISPRA, mira a creare una rete tra aree marine protette, organizzazioni scientifiche e organizzazioni non governative per sviluppare, testare e applicare protocolli efficaci, per monitorare e gestire l’impatto dei rifiuti plastici sulla biodiversità. Nell’arco di circa 2 anni, i 10 partner impegnati con ISPRA nel progetto (provenienti da 4 Paesi Ue – Italia, Spagna, Francia e Grecia) hanno percorso oltre 20.000 km con imbarcazioni di varie dimensioni, aerei e droni in diverse aree del Mediterraneo, registrando quasi 6.500 oggetti galleggianti costituiti tra il 75 e l’87% da rifiuti prodotti dall’uomo. Ambiente Mare Italia, una delle associazioni particolarmente impegnate nella tutela dei nostri mari denuncia: ” L’Italia, con i suoi circa 7.500 chilometri di coste, è fortemente esposta a questa forma di inquinamento e con 90 tonnellate al giorno, si colloca al terzo posto per quantità giornaliera di materie plastiche scaricate nel Mar Mediterraneo, dietro solo alla Turchia (144) e alla Spagna (126)”. Sicuramente un terzo posto che non ci fa onore.