Anno 2030. Al volante della vostra auto elettrica, attraversate le strade e le autostrade d’Italia scivolando silenziosi nel traffico. Veloce, capace una ripresa bruciante, priva di emissioni, la vostra automobile assomiglia in tutto e per tutto ai veicoli full-electric che già vediamo circolare oggi (seppur in ridotta quantità), tranne che per un particolare: manca la presa di ricarica. Non per un errore di progettazione, ma perché ormai non serve più, visto che la carica della batteria dura quanto l’intera vita del mezzo, anzi molto di più. Fantascienza? Non stando alle promesse di NDB, startup californiana impegnata nel settore dell’energia rinnovabile, che ha rivelato di avere in fase di sviluppo batterie ai nano-diamanti (Nano Diamond Batteries, o appunto NDB) che non hanno bisogno di essere ricaricate, perché generano energia usando scorie nucleari riciclate e che, proprio per questo, dovrebbero poter durare tra dieci e ben 28.000 anni.
«Il nostro team riunisce esperti nel campo delle nanotecnologie, della scienza nucleare e dei diamanti con un background militare, accademico e di ricerca», spiega il CEO e co-fondatore di NDB Nima Golsharifi, la cui missione è «fermare il cambiamento climatico per proteggere il nostro pianeta per le generazioni future. Con la batteria NDB – continua – abbiamo ottenuto un’enorme e rivoluzionaria scoperta tecnologica: una batteria priva di emissioni, che dura migliaia di anni e richiede solo il contatto con l’aria per alimentare i dispositivi”. Funziona così: il team di sviluppo della startup parte da scorie nucleari riciclate (di cui purtroppo disponiamo in abbondanza) e in particolare dalla grafite, che viene usata per moderare le reazioni nucleari e diventa radioattiva assorbendo le radiazioni delle barre di combustibile. Contaminata del radioisotopo carbonio-14 (C-14), la grafite viene purificata da NBD che poi la utilizza per creare diamanti su scala nanometrica il cui decadimento genera la carica che viene raccolta e convogliata verso l’esterno attraverso un superconduttore. Il rischio derivante dalle radiazioni viene poi annullato proteggendo i diamanti al C14 con vari strati di diamanti artificiali, uno dei materiali più resistenti di cui disponiamo, e che quindi rende il dispositivo a prova di urto e manomissione.
(Fonte: corriere della sera)
