Completati i lavori di costruzione della centrale nucleare di terza generazione di Olkiuoto, in Finlandia

(Fonte: www.dire.it, Agenzia Dire, Roberto Antonini, 21/12/2021)
Il reattore OL3 della centrale nucleare TVO di Olkiluoto, in Finlandia, è stato avviato oggi, martedì 21 dicembre, alle 3.22, con 12 anni di ritardo sulla data prevista. “Il momento dell’avvio è stato storico”, segnala la società Teollisuuden Voima Oyj, la cui proprietà è nelle mani di un consorzio di imprese industriali e del settore energetico finniche. L’ultima centrale nucleare commissionata in Finlandia risale a 40 anni fa, precisa TVO, mentre dall’ultima ordinata in Europa sono passati 14 anni, era il 2007.

Si tratta di un impianto EPR con tecnologia di terza generazione della francese Areva, e anche quello del 2007 era un EPR Areva, la cui costruzione iniziò nella centrale francese di Flamanville, nella Manche, in Normandia, come risposta ai ritardi dell’impianto finlandese. Olkiluoto, infatti, ha fatto segnare 12 anni di ritardo sulla data di avvio originariamente prevista, nel 2009.Varie le criticità verificatesi durante la costruzione, pesanti le penali pagate dal colosso francese dell’energia, attorno al miliardo di euro. La stima del costo del reattore entrato in funzione oggi era all’origine di oltre 3 miliardi di euro, praticamente triplicati.

OL3 produrrà circa il 14% dell’elettricità della Finlandia una volta avviata la normale produzione di elettricità. Dopo l’avvio, il livello di potenza del reattore OL3 (nel sito di Olkiluoto ce ne sono altri due, oltre al nuovo EPR altri due reattori BWR) verrà aumentato gradualmente e verranno implementati test di messa in servizio ad ogni livello di potenza.

La produzione di elettricità partirà a un livello di potenza del 30%, circa 500 MegaWatt quindi, per la fine di gennaio 2022. La normale produzione di elettricità di OL3 si avrà a giugno 2022. La generazione durante la fase di prova si può seguire sul sito di TVO www.tvo.fi/ ol3forecast.

“Questo momento sarà ricordato per sempre come dimostrazione del lavoro persistente per la messa in servizio della nostra nuova unità di impianto- dice il vicepresidente senior per la produzione di energia elettrica di TVO, Marjo Mustonen- Riflette una forte professionalità nucleare e la volontà di trasformare in realtà il più grande atto della Finlandia per il clima“.

Oggi “culminiamo un meraviglioso punto chiave del progetto, insieme al fornitore dell’impianto- spiega il direttore del progetto OL3, Jouni Silvennoinen- e qualcosa di ancora migliore lo abbiamo in serbo per gennaio, quando OL3 sarà collegato alla rete nazionale e inizierà la produzione di energia elettrica”. Per avviare il reattore sono necessarie le cosiddette sorgenti di neutroni primarie, che oggi sono state collocate in tre gruppi di combustibile nel reattore. Queste sorgenti rilasciano neutroni, che iniziano la scissione dei nuclei atomici. Questa reazione a catena è quella che mantiene in funzione il reattore nucleare.

La ripresa economica spinge i consumi elettrici

(Fonte: agi, 17/11/2021)

“Serve una riflessione seria sul prezzo dell’energia. È urgente è prioritario sterilizzare questi aumenti che rischiano di mettere in ginocchio famiglie e imprese gia’ nelle prossime settimane. Sono molto preoccupato e per questo credo che tutti dovremmo pensare di dirottare una parte delle risorse della manovra alla riduzione delle bollette energetiche”. A sostenerlo è il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

I consumi elettrici a ottobre

La domanda di energia elettrica in Italia è stata pari a 26,5 miliardi di kWh a ottobre. Secondo le analisi di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, si tratta di un valore in crescita dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2020.

Anche a livello industriale prosegue il recupero dei consumi: l’indice Imcei, infatti, ha registrato una performance positiva (+1,3%) rispetto a ottobre di un anno fa, grazie alla crescita dei principali settori monitorati da Terna.

Nel dettaglio, il mese di ottobre ha avuto un giorno lavorativo in meno (21 vs 22) e una temperatura media mensile superiore di circa 0,4 C rispetto allo stesso mese del 2020. Il dato della domanda elettrica, destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura, risulta in crescita del 2,3%.

A livello territoriale, la variazione tendenziale di ottobre è stata ovunque positiva: +0,7% al Nord, +1,5% al Centro e +1,8% al Sud. In termini congiunturali, il valore destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura ha fatto registrare una crescita dello 0,9% rispetto a settembre di quest’anno. Nei primi dieci mesi del 2021,la domanda elettrica in Italia è in aumento del 5,6% rispetto all’omologo periodo del 2020 (in termini rettificati la variazione diventa +5,8%).

La domanda di energia elettrica in Italia è stata soddisfatta per circa l’85% con produzione nazionale e per la quota restante (15%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In particolare, la produzione nazionale netta (22,3 miliardi di kWh) ha registrato una crescita dello 0,9% rispetto a ottobre del 2020. Le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 32% della domanda mensile.

In aumento le fonti di produzione termoelettrica (+10,7%) ed eolica (+5,4%); in flessione tutte le altre (idroelettrica -31,4%; fotovoltaica -1,7%; geotermica -1%). Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione e’ pari a +2,4% per un effetto dell’aumento sia dell’import (+3,5%) sia dell’export (+29,7%).

Intervista al nostro AD su un tema scottante nel mondo del biogas

(Fonte: nonsologreen.it, 26/10/2021)
Per accelerare il cambiamento verso l’Economia Circolare il Circular Economy Network propone di vincolare l’utilizzo di almeno il 50% delle risorse europee stanziate con PNRR per finanziare gli interventi di Transizione 4.0 per sostenere la progettazione e la realizzazione di prodotti e di processi produttivi, ma anche per sostenere la ricerca e la diffusione dell’innovazione, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.

Tra le altre proposte avanzate da Edo Ronchi, nel suo intervento agli Stati Generali della Green Economy 2021, la creazione di una Agenzia nazionale per l’economia circolare, la semplificazione e l’accelerazione delle autorizzazioni per gli impianti e le attività di riciclo (End of waste).

Gli impianti vanno fatti dunque, ed anche velocemente. Ma questa visione, specialmente riguardo gli impianti di digestione anaerobica, contrasta, secondo gli operatori del settore con una evidente mancanza di informazioni sul futuro del comparto.

Abbiamo sentito l’ing. Mario Gugliotta, Amministratore delegato di GEA, azienda che opera da oltre vent’anni nei Servizi Ambientali.

https://www.nonsologreen.it/2021/10/26/impianti-per-leconomia-circolare-il-pressing-degli-operatori/

 

La green economy italiana guida la classifica europea del riciclo

(Fonte: riciclanews.it, Rosanna Auriemma, 21/10/2021)
Un 2020 da record per l’Italia della sostenibilità che avanza spedita sulla strada della transizione ecologica, portando con sé un bagaglio di nuove competenze, green jobs, tecnologie e investimenti che neanche il covid nell’anno della pandemia è riuscito a frenare. Sono oltre 441mila le aziendeitaliane che dal 2016 al 2020 hanno deciso di innovarsi puntando a tecnologie sempre più attente all’ambiente. E il Sud in questo è riuscito a distinguersi con 46mila 109 imprese solo in Campania, che così si posiziona al secondo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green. Questo il quadro che emerge dal rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere. “Coesione, transizione verde e digitale: sono questi i tre canali del Next Generation Eu, del Recovery Fund, ma anche di larga parte del bilancio ordinario dell’Europa. Affrontare la crisi climatica non è solo necessario, ma è soprattutto un’occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo per poter affrontare con coraggio le sfide del futuro” afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.

Oltre ad essere una scelta obbligata nella lotta alla crisi climatica, all’inquinamento e all’esaurimento delle risorse, spiega Symbola, la sostenibilità è oggi il tassello fondamentale per rendere più competitive le filiere produttive puntando ai lavori del futuro, igreen jobs. Nonostante le difficoltà generate dalla pandemia sul fronte occupazionale è cresciuta la richiesta da parte delle aziende di figure sempre più esperte e qualificate. A fine 2020, infatti, gli occupati impegnati in“professioni green” erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest, 740,4 mila nel Nord-Est, 671,5 mila al Centro e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno. Se per alcuni il 2020 ha significato un decremento di posti di lavoro, per le imprese che hanno investito in green jobs, invece, è stato l’anno della svolta con il consolidamento o addirittura la crescita di nuove occupazioni sostenibili. “Questa battaglia si vince con le competenze. Sulle competenze dobbiamo prenderci la responsabilità di fare grandi investimenti, sia pubblici che privati, sulla ricerca” dichiara Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica.

Tra le sempre più numerose declinazioni della green economy il riciclo resta una di quelle che vedono l’Italia imporre la propria leadership a livello europeo, con un tasso pari al 79,4% sul totale dei rifiuti sia urbani che speciali prodotti e avviati a corretta gestione nel 2018. Un risultato ben superiore alla media europea del 49% e a quella di altri Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%). Nel 2019, secondo Symbola, il tasso di utilizzo di materia seconda nei cicli produttivi per l’Italia si è attestato al 19,5, poco al di sotto del valore di 20 fatto segnare dalla Francia
e superiore al valore di 12,4 della media dell’Unione Europea. Un contributo prezioso all’ambizioso percorso verso il target europeo di neutralità climatica al 2050. Le attività di riciclo e di sostituzione di materia prima seconda nell’economia infatti hanno garantito all’Italia un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni. Il rapporto di Symbola colloca l’Italia riciclona anche tra i leader mondiali della chimica bio-based, attiva nella produzione di prodotti biodegradabili e compostabili, sempre più utilizzati nelle filiere agricole e cosmetiche. Senza poi dimenticare le ottime perfomance sul fronte della produzione di biogas da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti con 2mila 177 impianti attivi e 21 strutture in esercizio per la produzione di biometano.

 

L’aumento del costo delle materie prime si riverbera sui costi dell’energia

(Fonte: ilpost.it, 14/09/2021)

Martedì, durante il convegno della CGIL organizzato a Genova, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto che nel prossimo trimestre ci si attende che la bolletta dell’energia elettrica possa aumentare del 40 per cento. La segnalazione di Cingolani si è aggiunta a quelle già fatte negli ultimi mesi da analisti ed economisti riguardo all’incremento dei costi dell’energia.

Nello scorso trimestre il prezzo dell’elettricità era aumentato del 20 per cento, ma il governo italiano era intervenuto stanziando 1,2 miliardi di euro per mantenere l’incremento dei prezzi delle bollette al di sotto del 10 per cento. Nelle prossime settimane potrebbero essere valutate soluzioni simili in vista dei nuovi aumenti, ma ogni operazione di questo tipo grava sensibilmente sui conti pubblici.

Il problema dell’aumento del prezzo dell’elettricità non riguarda solamente l’Italia ed è dovuto sia all’aumento dei prezzi delle materie prime, come gas e combustibili derivanti dal petrolio, sia all’aumento dei costi per le aziende che producono energia.

Dal secondo trimestre del 2020 allo scorso agosto, il prezzo dell’energia elettrica per i consumatori italiani è passato da 16,08 a 22,89 centesimi di euro per kilowattora. Questo aumento di oltre il 42 per cento è calcolato partendo dal servizio “in maggior tutela”, la tipologia di contratto disponibile in Italia da quando è stato liberalizzato il mercato delle forniture per elettricità e gas. Chi vi aderisce ha la garanzia di ottenere gas ed energia elettrica alle condizioni stabilite dall’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA), a differenza del mercato libero, dove gli operatori hanno qualche autonomia in più nel fare offerte e nello stabilire prezzi (che comunque non si discostano molto da quelli in maggior tutela).

Diversi fattori hanno contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia osservato negli ultimi mesi. Dopo un periodo di sensibile rallentamento dovuto alla pandemia da coronavirus, le attività produttive hanno ripreso determinando un rapido aumento della domanda per le materie prime, difficili da reperire a causa di problemi di disponibilità e di trasporto. Questi problemi hanno interessato anche le materie prime con cui si produce la maggior parte dell’energia in Europa: il prezzo del petrolio è aumentato del 200 per cento dalla primavera del 2020, e quello del gas naturale del 30 per cento solo nel secondo trimestre del 2021.

In Italia il gas naturale è impiegato per produrre circa il 40 per cento dell’energia elettrica, di conseguenza un marcato aumento del suo prezzo si riflette sul costo dell’elettricità. L’Europa ha una forte dipendenza dalle forniture della Russia, che in questo periodo ha ridotto i flussi a vantaggio dei paesi asiatici. Alcuni problemi nei giacimenti del Mare del Nord hanno inoltre reso disponibili meno quantità di gas prodotto direttamente in Europa, e il progressivo esaurimento di uno dei più importanti giacimenti nei Paesi Bassi non sta aiutando.

Un ulteriore fattore è il sensibile aumento dei prezzi dei permessi per emettere anidride carbonica, che le aziende si scambiano attraverso l’Emission trading system europeo. I permessi sono rilasciati dalle autorità europee in numero limitato e vengono poi scambiati tra le aziende, con quelle meno inquinanti che possono vendere i propri alle industrie che producono più emissioni.

Il sistema esiste da oltre 15 anni e ha l’obiettivo di ridurre la produzione di gas inquinanti, tra le principali cause del riscaldamento globale. Periodicamente la quantità di permessi viene ridotta, proprio per incentivare il passaggio a produzioni più sostenibili, e di conseguenza il loro prezzo aumenta. Gli aumenti da inizio anno hanno avuto ripercussioni sulle società che producono energia da combustibili fossili, che a loro volta scaricano poi parte dei costi nella bolletta.

Nel suo intervento, il ministro Cingolani ha fatto riferimento a queste dinamiche e alla necessità di intervenire per evitare che le bollette di elettricità e gas aumentino considerevolmente nell’ultima parte dell’anno.

Non è però ancora chiaro che cosa voglia fare il governo, anche se ci sono ipotesi su provvedimenti simili a quelli assunti nei mesi scorsi per contenere gli aumenti delle bollette, con un intervento sugli “oneri generali di sistema”, una delle voci che incidono di più sul prezzo finale della bolletta. In Spagna il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato che sarà imposto un prezzo massimo per il gas e che ci sarà una riduzione della tassa sull’elettricità, con una riduzione di quasi 1,5 miliardi di euro di entrate per i conti pubblici.

La misura era però temporanea e nel frattempo i prezzi per l’energia sono continuati ad aumentare in buona parte dell’Europa, con rischi soprattutto per la fascia della popolazione che non si può permettere sistemi di riscaldamento adeguati (in Italia si stima sia quasi il 9 per cento delle famiglie, 2,3 milioni di individui). Nel caso di un inverno particolarmente rigido, il problema potrebbe essere ancora più sentito a causa dei maggiori consumi e del conseguente aumento della domanda.