Roberto Cingolani, dal 2019 Chief technology and innovation officer di Leonardo, è ora titolare del neo ministero della Transizione ecologica del governo Draghi. Il super dicastero assorbe anche le competenze energetiche ora al Mise. Inoltre Cingolani avrà il compito di presiedere il comitato interministeriale per il coordinamento della transizione ecologica.
Sarà in pratica l’uomo decisivo per l’utilizzo delle risorse green previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, il cosiddetto Recovery Plan.
Ma quali sono le idee in materia di energia, ambiente e innovazione che ha il neo ministro della Transizione ecologica?
Nei giorni scorsi Roberto Cingolani ha salutato i lettori della sua rubrica su Green&Blue, canale del gruppo Gedi, congedandosi con la sua “agenda per un Paese verde”. “È necessario procedere con decisione sulla strada della decarbonizzazione, riducendo drasticamente l’emissione di gas serra nell’atmosfera” ha sottolineato il neo ministro, segnalando l’urgenza di “cominciare una transizione verso fonti rinnovabili”.
Eppure negli anni passati Cingolani non ha nascosto perplessità sulle rinnovabili, dal fotovoltaico all’eolico, e perfino sul gas. Riguardo alla sostenibilità nel digitale, per Cingolani vuol dire anche e soprattutto ridurre l’impatto energetico del cloud computing.
Riguardo il tasso di innovazione tecnologica invece, lo scienziato è convinto che “con il crescere del numero dei Sapiens, sono cresciuti i problemi, ma anche la capacità di trovare delle soluzioni.
Aumentando il numero di teste pensanti, sono aumentati anche i prodotti dell’innovazione”.
Ecco alcune idee e proposte di Cingolani.
I PROGETTI IN CAMPO ENERGETICO DEL PIANO REDATTO DALLA TASK FORCE COLAO
Innanzitutto, per avere un’idea delle proposte del neo ministro dell’Ambiente si può riprendere il piano Colao. Ovvero il rapporto predisposto per il governo Conte ma che lo stesso esecutivo dimissionario lasciò in un cassetto.
Cingolani è stato infatti uno dei tre tecnici scelto da Mario Draghi che ha fatto parte della task force guidata da Vittorio Colao (ora ministro della Transizione digitale), su mandato dell’ex premier Conte.
Come ha sottolineato il Fatto Quotidiano in primo piano nel rapporto “Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022” redatto dalla task force c’era la necessità di puntare su uno sviluppo green. “Gli sviluppi infrastrutturali devono privilegiare senza compromessi la sostenibilità ambientale, favorendo la transizione energetica e il “saldo zero” in termini di consumo del suolo, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo”.
“Riguardo i progetti in campo energetico e idrico, le autorizzazioni vanno sbloccati con interventi ad hoc, per esempio un “rito accelerato per l’Autorizzazione Unica“. Va incentivata la transizione energetica di imprese e privati e l’adozione di nuove tecnologie come “idrogeno, biocombustibili, conversione della filiera del petrolio, carbon capture e stoccaggio CO2” nell’ambito di un “piano a lungo termine di decarbonizzazione nazionale”.
Contro il dissesto idrogeologico si consiglia di contrastare il consumo di suolo inserendo “obiettivi di conservazione e ripristino del capitale naturale in tutte le strategie e politiche” che ne comportano un utilizzo.
“NECESSARIA TRANSIZIONE VERSO FONTI RINNOVABILI”
Nel suo messaggio di congedo ai lettori di Green&Blue, Cingolani ha ricordato: “Alcuni progressi sulla strada della decarbonizzazione sono stati fatti nell’ambito dell’energia elettrica: il 36% dell’elettricità mondiale viene prodotta da fonti di energia a basse emissioni di carbonio, come l’eolico, il solare e soprattutto l’idroelettrico e il nucleare, questi ultimi responsabili del 15% e del 10% della produzione elettrica globale. L’elettricità, tuttavia, non rappresenta che una frazione del fabbisogno, che continua a essere in gran parte soddisfatto dai combustibili fossili, soprattutto nel settore dei trasporti e del riscaldamento. Le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio rappresentano più di un terzo dell’elettricità globale, ma meno della metà di quella cifra in termini di energia complessiva. (…) La finestra di opportunità per intervenire si sta riducendo: per riavvolgere il nastro è necessario cominciare una transizione verso fonti rinnovabili. Più aspetteremo, maggiore sarà il colpo di frusta della frenata”.
A PROPOSITO DI RINNOVABILI: “NON RISOLVONO TUTTI I PROBLEMI”
Eppure il neo titolare del dicastero della Transizione ecologica aveva espresso in passato qualche perplessità sulle rinnovabili. Come emerge da un’intervista contenuta nel numero 39 della pubblicazione World Energy (edita dall’Eni) del luglio 2018, ripresa in questi giorni dal quotidiano Domani diretto da Stefano Feltri.
“Le rinnovabili sono le energie meno impattanti ma bisogna fare investimenti e non risolvono tutti i problemi, soprattutto non sono utilizzabili in maniera continua come vogliamo e dove vogliamo”, aveva evidenziato Roberto Cingolani.
“Abbiamo l’idroelettrico che è bellissimo, però non basta per tutti; il carbone e simili sono molto inquinanti; sul nucleare abbiamo visto che ci sono diversi veti di varia natura; l’eolico ha limiti di ingombro, ha problemi se c’è vento o no, non si può mettere ovunque e, come il fotovoltaico, non è immune da impatto ambientale (a lungo andare si riempirebbe il pianeta di silicio e metallo)”.