ECOBONUS 2018, PROROGHE E NOVITÀ: LE DETRAZIONI PREVISTE PER IL CAPPOTTO TERMICO

L’Ecobonus 2018 per quest’anno prevede diversi sgravi fiscali a percentuali davvero convenienti. Molti sono gli interventi contemplati dallo Stato Italiano per incentivare interventi strutturali e non, sul proprio immobile o appartamento, per beneficiare delle detrazioni messe a disposizione proprio del cittadino. È bene concentrarsi su alcuni interventi particolari per poter usufruire al meglio di questa opportunità conveniente per il singolo contribuente.

L’Ecobonus 2018 previsto dalla legge di Bilancio dell’omonimo anno, proroga gli incentivi fiscali previsti sulla casa. Questi sono ammessi quando si parla di riqualificazione energetica, per apportare migliorie alla prestazione energetica degli edifici. Uno dei migliori alleati per accedere all’ecobonus è il sistema a cappotto termico.

Cos’è il cappotto termico e a cosa serve
Il sistema che prevede l’isolamento delle pareti, chiamato cappotto termico, è uno degli interventi più vantaggiosi e comuni, quando si parla di riqualificazione energetica dell’edificio. Si tratta di un’opera che prevede l’isolamento delle pareti, realizzata con dei pannelli isolanti. Questi vengono fissati grazie a dei tasselli e alla colla.
Il cappotto termico può essere interno o esterno. Quando si parla di cappotto esterno lo strato che serve ad isolare si trova sulla parte esterna dell’edificio mentre, quando si parla di cappotto interno, il pannello isolante viene applicato all’interno del muro e poi intonacato. In questo caso sarà necessario capire quando è necessario affidarsi al cappotto esterno e quando all’interno.

Il cappotto termico esterno come viene posizionato? È necessario, in questo caso, applicare lo strato isolante all’esterno. Solo così si potrà proteggere la parete dell’immobile dalle escursioni termiche, preservando il calore che la massa della muratura assorbe. La propria casa quindi, potrà restare più calda in inverno ma fresca durante l’estate. Il cappotto esterno è considerato una miglioria nel comfort abitativo. Serve ad evitare la formazione della condensa. Questo inconveniente accade quando un muro non viene isolato o lo è verso l’interno. La condensa, si sa, è un pericolo per l’abitabilità dell’immobile, poiché la formazione di muffe e di umidità è la prima causa di problemi di salute e di malessere costante. Per questo, scegliendo un cappotto esterno, si tende a proteggere la propria casa da questi numerosi pericoli.

Il cappotto esterno inoltre, ha altri vantaggi. Applicandolo è possibile eliminare ponti termici che si costituiscono con i solai, i pilastri e le travi. Queste sono le principali vie di ingresso per il freddo.

Il cappotto termico interno come abbiamo visto, non è proprio la migliore soluzione ma è necessaria quando non si può intervenire dall’esterno, qualora siano vincoli condominiali. Quando si opta per questo intervento è necessario realizzarlo correttamente. In caso contrario potrebbero formarsi muffe e condensa. Ciò accade quando il vapore prodotto all’interno degli ambienti, si dirige verso l’esterno durante l’inverno, condensandosi subito dopo l’isolante, dove la muratura rimane fredda. Per risolvere questo inconveniente, si può applicare una barriera vapore, oppure scegliere materiali traspiranti o igroscopici.

Per isolare correttamente con il cappotto termico, è bene scegliere il giusto materiale. Bisogna conoscere la conducibilità termica e il peso per metro quadro o la densità. Per cui, più sarà bassa la conducibilità e più il materiale potrà isolare l’ambiente dal freddo. La densità alta invece, protegge dal calore estivo.

Non solo materiali sintetici ma anche naturali. È possibile affidarsi al sughero, alla fibra di legno o al silicato di calcio, oppure usare prodotti artificiali come il poliuterano, il polistirene o il polistirolo.

Bisogna analizzare bene il problema che affligge un certo immobile. Se siamo in presenza una casa che ha problemi su calore estivo, è necessario isolare con materiali naturali che abbiano una densità alta. Solo in questo modo è possibile aumentare lo sfasamento termico.

Se invece il problema è il freddo, utilizzare pannelli in polistirene espanso è una buona soluzione, poiché questi possiedono una conducibilità molto bassa ma anche una traspirabilità alta. Quando vi è una parete che spesso tende a bagnarsi è bene utilizzare il polistirene estruso, dalle capacità idrofughe. Solo così il cappotto termico potrà essere preservato e non si impregnerà di acqua.

Quando vi sono pareti soggette alla formazione di muffa, nel cappotto interno è necessario inserire pannelli di silicato di calcio che possiedono un ph alcalino che non permette la formazione di questi inconvenienti.
È bene ricordare che ogni cappotto va realizzato utilizzando lo spessore di 10 centimetri minimo.

Il cappotto termico, per poter funzionare correttamente, deve essere abbinato a dei serramenti con bassa trasmittanza. Il suo valore quindi, dovrà essere paragonabile a quello del muro. Solo così si potrà evitare la formazione del ponte termico. Ma niente paura, anche per quest’anno l’Ecobonus ci viene in soccorso. È possibile usufruire di detrazioni fiscali molto convenienti anche per i serramenti che seguano queste caratteristiche. La detrazione prevista per il 2018 infatti, è del 50%.

Ecobonus 2018: valori e caratteristiche
La legge di Bilancio 2018 ha confermato anche per quest’anno tutti gli incentivi sul risparmio energetico. L’obiettivo è quello di agevolare positivamente i lavori che possano migliorare la prestazione complessiva di un certo stabile. Vi sono per ogni intervento, delle aliquote diverse. Alcune di queste sono rimaste ferme al 65% mentre altre, sono scese al 50%.

Quando si parla di detrazione al 65% si intendono le spese che riguardano interventi di riqualificazione energetica relative agli immobili. Abbiamo opere in grado di migliorare il fabbisogno annuo di energia primaria almeno del 20% e gli interventi che riguardano le coibentazioni di strutture opache orizzontali o verticali. Si parla di coibentazione di strutture opache verticali quando vi è necessità di un cappotto termico. Questo è l’unico sistema in grado di garantire il risultato che la legge richiede per avere accesso agli sgravi fiscali previsti. La percentuale della detrazione fiscale, in questi casi, è ferma al 65%.

Usufruiscono della detrazione fiscale al 65% anche altri interventi relativi alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, come gli impianti che utilizzano caldaie a condensazione di classe A, gli scaldacqua con pompa di calore e gli interventi con pannelli solari che producano acqua calda. Anche i micro cogeneratori che vanno a sostituire gli impianti esistenti per valore massimo di 100mila euro, a patto che facciano risparmiare il 20% e infine, l’installazione e messa in opera di dispositivi che permettano il controllo remoto del riscaldamento, della climatizzazione e dell’acqua calda.

È importante anche sapere quali interventi permettono l’accesso alla detrazione fiscale del 50% sulla singola unità. Si tratta della sostituzione di infissi, dell’acquisto e posa in opera di schermature solari e ciò che riguarda gli impianti che abbiano caldaie a bio massa e a condensazione con classe energetica A. Sono contemplati anche gli impianti di climatizzazione invernale che abbiano generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, che permettano una detrazione massima fino a 30mila euro.

La detrazione fiscale prevista per tutti gli interventi menzionati, si applica sull’imposta sul reddito delle società o sulle persone fisiche, rispettivamente IRES e IRPEF. Questa dovrà necessariamente ripartirsi in quote di pari importo e liquidate in dieci anni, iniziando dall’anno in cui viene sostenuta la spesa.

Ecobonus e le aliquote differenziate
Ogni intervento volto all’efficientamento energetico è importante. È possibile massimizzare il contenimento energetico virando verso interventi di isolamento con il cappotto termico. Questo garantisce il rallentamento dell’immissione di calore e il suo contenimento nell’edificio e inoltre, va ad ottimizzare anche il contributo che potranno dare caldaie e infissi che abbiano i criteri richiesti per accedere al bonus.

Quando si sceglie di riqualificare un edificio, un immobile o qualsiasi altro stabile che rispetti i requisiti descritti, si sceglie di effettuare interventi che portino una miglioria a livello energetico e non solo, anche in termini economici. Viene stimato che in media, ciascun immobile che apporti interventi di questo tipo, aumenti del 6% il valore di mercato. In questo caso il patrimonio immobiliare cresce in base a ciò che si sceglie di effettuare.
Oltre ai benefici sull’ambiente, vi sono anche aspetti importanti che i tecnici o i progettisti dovranno considerare per proporre interventi di questo tipo ai loro clienti, soprattutto quando si parla di cappotto termico. In questo modo i vantaggi sia per il proprietario dell’immobile, che per la collettività crescono in modo esponenziale. Vi saranno quindi grossi risparmi sulla bolletta, sui consumi di combustibili fossili e sulle emissioni di Co2 inquinanti, migliorerà la qualità dell’aria e il comfort abitativo.

Detrazioni previste per i condomini e le case popolari
Non solo per i privati e per le aziende, l’Ecobonus 2018 è rivolto anche ai condomini e per chi gestisce le case popolari.

Nel caso del condominio, il provvedimento è stato stabilizzato fino al 2021, rimane la detrazione fiscale da liquidare in dieci anni. Il condominio quindi, può arrivare a spendere fino a 40mila euro per ogni unità immobiliare di cui è composto. La detrazione sarà del 70% quando si parlerà di cappotto termico esterno, a patto che la superficie da sistemare sia maggiore del 25%. Si accede alla detrazione del 75% quando vi è il miglioramento della prestazione energetica per ogni stagione pari alla qualità media richiesta dalla legge.
Quando siamo in presenza di zone sismiche uno, due o tre, l’incentivo per gli interventi sulle parti comuni, sarà maggiore. Ciò accade perché si va a ridurre il rischio sismico e si accorda anche l’intervento di riqualificazione energetica. Si potranno riconoscere altissime percentuali di detrazione (si parlerà dell’80%) nel caso in cui venga realizzato il passaggio ad una inferiore classe di rischio.

Ogni detrazione prevista sarà ripartita in dieci rate annuali dello stesso importo. La spesa minima sul quale verrà calcolata sarà di massimo 136mila euro, da moltiplicare per il numero delle unità immobiliari dell’edificio. queste saranno comprensive dell’ecobonus e del sisma bonus.

Quando siamo in presenza di ex istituti autonomi per le case popolari, anche qui potremo parlare di interventi volti ad apportare detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, valida non solo per le parti comuni.
Vi è la possibilità di cedere il credito che corrisponda alla detrazione energetica, a patto che questi siano effettuati anche sulle unità immobiliari singole. In questo caso si vanno ad includere anche i condomini incapienti con un reddito inferiore a ottomila euro. Il credito di imposta in questo caso, verrà ceduto ad imprese e a banche per fare interventi sugli appartamenti singoli.

Come avviene la detrazione fiscale per chi effettua un cappotto termico
Per chiunque decida di effettuare interventi sul proprio immobile, scegliendo di installare un cappotto termico, avrà diritto alla detrazione fiscale del 65% da ripartirsi in dieci anni.

La procedura per avere accesso a questo rimborso è molto semplice ma è altrettanto precisa. Per questo è necessario seguire alla lettera i passaggi che vi indicheranno i professionisti sull’argomento, per non avere problemi in futuro.

Tutta la documentazione, a fine lavori, dovrà essere inviata all’ENEA (agenzia nazionale per le nuove tecnologie) che provvederà ai controlli del caso. La documentazione dovrà essere spedita massimo entro novanta giorni dalla fine dei lavori. Dopo di che la richiesta per lo sgravio fiscale verrà fatta in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi, servendosi del modello 730/2019.

In ultimo, è sempre necessario conservare tutta la documentazione e le fatture dei lavori effettuati e delle spese affrontate. Per accedere all’Ecobonus 2018 per il cappotto termico, si dovrà pagare con bonifico postale o bancario le opere effettuate. Sarà importante indicare in maniera inequivocabile la causale del versamento ed il codice fiscale del beneficiario o il numero di partita Iva. Non va mai dimenticato di conservare la certificazione di chi ha montato il cappotto termico e la documentazione originale inviata all’Enea.

Per un’Italia green serve una pubblica amministrazione più sostenibile

L’Italia è indietro su molti dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) promossi dall’ ONU , e il nostro paese ha molto da fare per poter aspirare a uno sviluppo sostenibile. Certo che se la pubblica amministrazione – un colosso economico – si trasformasse in senso verde, le cose cambierebbero: se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici evitasse di sprecare 500 fogli, si ridurrebbe il consumo di 8.142 tonnellate di carta, evitando di abbattere 122 mila alberi, risparmiando oltre 3,5 miliardi di litri di acqua, abbassando il consumo energetico nazionale di 62 milioni di Kwh. Incentivando il carpooling con almeno un collega, diventerebbero 750 mila le auto circolanti ogni giorno (ora sono 1,3 milioni), eliminando 376 tonnellate di CO2 e risparmiando 230 milioni di euro solo per il carburante.

Insomma, se la rivoluzione dei consumi e delle modalità di produzione sostenibili partisse dalla Pubblica Amministrazione, si avvierebbe una vera rivoluzione “green” in Italia, perché le PA potrebbero fare da apripista su mobilità soft, risparmio energetico, raccolta differenziata dei rifiuti, lotta agli sprechi, acquisto di alimenti biologici con un impatto formidabile sull’intero Paese. Con una spesa pubblica pari a quasi il 17% del PIL nazionale, infatti, la PA è il più rilevante dei consumatori e i suoi dipendenti possono aiutare il paese a operare un profondo salto culturale. E se la sostenibilità degli uffici pubblici è ancora insufficiente – nel giudizio degli stessi dipendenti – cresce la consapevolezza dell’importanza di pratiche di consumo sostenibile. Questo afferma la ricerca “Pratiche di consumo sostenibile e lavoro” presentata da FPA

 

SOSTENIBILITA’ DA 5 MENO

Il voto assegnato alle amministrazioni pubbliche dai suoi dipendenti, in materia di strategie per la sostenibilità, è uno striminzito « 5 meno ». Se è vero infatti che la PA sta muovendo i primi passi verso la definizione di politiche di Green Public Procurement (GPP), solo il 14,1% degli intervistati dichiara che la propria amministrazione ha già introdotto i CAM (criteri ambientali minimi per tipologie di prodotto o servizio) nelle proprie procedure d’acquisto e solo per il 12,5% si è provveduto all’individuazione dei prodotti e servizi ai quali applicarli.

 

Eppure, rispetto agli acquisti verdi l’Italia vanta un primato in Europa: è il primo Paese ad aver reso obbligatorio il Green Public Procurement, attraverso l’inserimento nel nuovo Codice degli Appalti (Dlgs. 50/2016).

UFFICI PUBBLICI POCO ATTENTI ALL’AMBIENTE 

A proposito di impatto sull’ambiente, i dati ci dicono che solo il 45,6% degli uffici è dotato di finestre a doppi vetri, mentre nel 48,5% degli uffici non si fa attenzione a mantenere la temperatura entro i 19-20 gradi, e la sostituzione delle lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo è avvenuta solo nel 36,3% dei casi.

 

Considerando che la PA è uno dei maggiori consumatori di energia del paese, con una percentuale di circa 1,5% del totale, il suo eventuale comportamento virtuoso sarebbe tutt’altro che irrilevante.

 

META’ DEI DIPENDENTI SI AUTOPROMUOVE. MA NON BASTA

I giudizi che i dipendenti pubblici esprimono su se stessi appaiono invece meno severi. Quasi la metà si dà un bel 6 e 3 su 10 si assegna un voto sopra la sufficienza: quasi il 94% di loro spegne le luci quando va via la sera, l’82% non lascia i propri caricabatterie nelle prese e il 75% è attento alla dispersione di calore nei locali climatizzati.

 

Tuttavia il 62,5% non ha ancora mai disattivato la funzione stand-by del proprio Pc, un accorgimento che abbatterebbe il consumo energetico del 37%, che, tradotto in bolletta, significherebbe un risparmio di circa 103 milioni di euro.

PA “ PAPERLESS ”. SULLA BUONA STRADA, MA ATTENTI AGLI “IRRIDUCIBILI” DELLA CARTA

I dipendenti pubblici rivelano anche di aver ormai preso l’abitudine di stampare fronte-retro (lo fa il 90% degli intervistati) e di riutilizzare la carta (lo fa l’87%) le buste e le scatole (oltre il 60%). Negli ultimi anni la spesa della PA per “Carta, cancelleria e stampati” si è infatti ridotta. I Comuni, ad esempio, sono passati dal miliardo del 2010 agli 88,14 milioni del 2015. Ma si potrebbe fare ancora di più, passando all’uso e allo scambio di documenti solo in formato elettronico.In questo modo si ridurrebbe il consumo complessivo di 8.142 tonnellate di carta. Questo vorrebbe dire non abbattere 122 mila alberi, risparmiare oltre 3 miliardi e mezzo di litri di acqua, ridurre il consumo energetico nazionale di 62 milioni di KWh e non emettere in atmosfera 19.491 tonnellate di CO2.

 

MOBILITA, FIORE ALL’OCCHIELLO.

Secondo l’Istat, in Italia il mezzo di spostamento prediletto per recarsi al lavoro è l’automobile, usata da oltre il 60% degli italiani. Ma tra i dipendenti pubblici la percentuale scende al 45%. 

Incentivando poi il carpooling, ovvero la condivisione dell’auto con almeno un collega, si ridurrebbero a 750.000 le auto circolanti ogni giorno (ora sono 1,3 milioni) con un alleggerimento per l’ambiente di 376 tonnellate di CO2 e un risparmio di oltre 230 milioni di euro solo per il carburante.

Votata risoluzione ONU che apre a Patto mondiale ambiente

ROMA – L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che rappresenta il primo passo verso la creazione di un Patto mondiale per l’ambiente.
Con sette astenuti e cinque contrari (Stati Uniti, Russia, Turchia, Siria e Filippine), la risoluzione chiede al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di elaborare un rapporto per la prossima sessione dell’assemblea generale che inizierà a settembre, rapporto in cui si identificano e si valutano le possibili lacune nel diritto ambientale internazionale e nei relativi strumenti giuridici.