AMIANTO: PUBBLICATO IL DECRETO PER GLI INTERVENTI NEI COMUNI

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E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che approva la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento della progettazione preliminare e definitiva degli interventi di rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici. Si tratta di circa 140 interventi in oltre 100 comuni con un finanziamento di 870 mila euro.
Sergio Costa, ministro dell’Ambiente ha dichiarato:”Questi finanziamenti sono una grande opportunità per liberare dall’amianto tante strutture pubbliche disseminate su tutto il territorio nazionale e insieme per dare stimolo al sistema delle imprese che opera in questo settore. La lotta contro l’amianto è ancora lunga e c’è ancora tanto lavoro da fare. Il nostro impegno finora è stato profuso nel velocizzare il trasferimento delle risorse, aumentare la progettualità, la trasparenza su un problema spesso invisibile e dunque ancor più pericoloso per le persone.” e poi ha aggiunto in un tweet: “Sono i primi 870 mila euro. Dopo 27 anni dalla messa a bando ci sono ancora in giro 32 milioni di tonnellate di amianto“. Al “cinguettio” del Ministro ha immediatamente replicato Chicco Testa, Presidente di Fise Assoambiente: “Poi una volta rimosso lo spediamo in Germania perché in Italia non ci sono impianti per trattarlo o discariche dove collocarlo?” E’ da tempo infatti che Assoambiente chiede che vengano costruiti nuovi impianti: “Su alcuni flussi di rifiuti siamo all’emergenza: fanghi di depurazione, amianto, rifiuti pericolosi. Esportiamo circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 1 milione di rifiuti pericolosi, e circa 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani: un fenomeno in crescita, una assurdità ambientale ed economica. Negli ultimi tempi poi i prezzi di conferimento all’estero sono aumentati, ma in mancanza di impianti in Italia (sistema nazionale di impianti e stoccaggi allo stremo) si esporta per necessità e non più “per convenienza”, peraltro verso realtà industriali che in Italia non si riescono nemmeno a realizzare, ubicate in Paesi ritenuti da molti modello di sostenibilità ecologica (Germania e Svezia)“.