E’ stato appena pubblicato dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) il rapporto delle attività del 2018. A parte i valori assoluti in crescita dell’energia elettrica rinnovabile prodotta in Italia, per un totale di 117 TWh, è interessante sottolineare l’incremento della produzione di energia rinnovabile in confronto ai costi addebitati in bolletta (la vecchia componente A3): a fronte di una crescita dell’energia immessa di circa + 10% sul 2017, si assiste nello stesso periodo ad una riduzione di circa 0,8 miliardi di euro di incentivi erogati. I motivi sono ovviamente da legare in gran parte a molti contratti CV (Certificati Verdi) e Cip6 (il primo e più vecchio sistema di incentivazione varato nel 1992) arrivati a scadenza naturale. Gli incentivi distribuiti sono stati pari a circa 15,4 miliardi di euro, la parte del leone, con 11,6 miliardi, l’hanno fatto le FER elettriche nonostante i ritardi sull’emanazione del nuovo decreto di incentivazione. I biocarburanti, su cui si punta molto per il futuro energetico nazionale, hanno raccolto circa 0,6 miliardi di euro mentre ancora al palo ci sono l’efficienza energetica e le rinnovabili termiche (1,7 miliardi) su cui si aspetta un intervento normativo di rilancio. Infine 1,4 miliardi sono stati destinati all’Emission Trading (il principale strumento adottato dall’Unione europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 nei principali settori industriali, sistema che è stato introdotto e disciplinato nella legislazione europea dalla Direttiva 2003/87/CE).